E’ iniziato oggi a Foligno, come iniziativa formativa del Dipartimento di Riabilitazione, un corso che ha lo scopo di implementare la metodologia della medicina narrativa nell’interpretare i bisogni effettivi della persona disabile. Ascoltare i pazienti sembra ovvio per chi si occupa di riabilitazione per capire i problemi della persona disabile e su questo costruire il progetto riabilitativo. Spesso traduciamo queste informazioni in scale che quantificano la disabilità (Barthel, FIM etc.) e le informazioni sul vissuto del paziente si perdono. Coniugare l’aspetto quantitativo e quello qualitativo è importante per individuare gli obiettivi riabilitativi tarandoli sulle esigenze e sulle aspettative realistiche della persona. La medicina narrativa aiuta a catturare e sistematizzare le informazioni che vengono fornite.
Nel nostro corso è prevista una fase applicativa in reparto dove tale metodologia permetterà di far emergere le informazioni più importanti e tradurle in linguaggio ICF identificando in modo standardizzato i possibili obiettivi riabilitativi.
Bibliografia
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Nel sistema sanitario si scontrano, o si sposano, a seconda dei casi, due mondi di qualità: la qualità della vita e la qualità delle cure. I familiari e i pazienti sanno benissimo (in base alla propria esperienza) cosa sia la prima, i medici debbono sapere o pensano di sapere cosa sia la seconda. Entrambi , pazienti e medici, hanno inoltre una idea abbastanza precostituita , su cosa la “qualità” di non loro competenza. Mi spiego: quante volte noi parliamo di qualità della vita sentendoci rispondere “ma per me qualità della vita è un’altra cosa!” ? Quante volte per un familiare la qualità di cure è fatta invece che di linee guida, di un ascolto attento, di una domanda mirata? Credo che la medicina narrativa in questo possa farci entrare di più in questa ottica di relazione.Che attenzione, non è essere buoni. E’ essere riabilitatori, punto. In quanto se non c’è “incontro” tra paziente e medico sul piano dialettico e quindi non c’è incontro di due “vocabolari” linguistici-gestuali-emotivi, come potrà mai esservi incontro sulla condivisione degli obiettivi ?