In gergo la chiamiamo Gomito del tennista ma l’epicondilite, questo il suo nome medico, è conosciuta fin dalla fine dell´800 grazie al Dottor Morris il primo a studiarne i sintomi. Tuttavia il Gomito del tennista, a dispetto del suo nome, colpisce sempre di meno i tennisti professionisti rivolgendosi a categorie come casalinghe, imbianchini, macellai, parrucchieri ed operai; cioè tutte quelle persone che compiono lo stesso movimento ripetutamente nell’arco della giornata. La fascia di età compresa tra i 30 ed i 50 anni è quella più colpita dalla patologia. L’epicondilite è una delle più frequenti tendinopatie inserzionali: ciò significa che questa patologia interessa la porzione del tendine che si inserisce all´osso. Ogni muscolo si congiunge all´osso grazie al proprio tendine. L’epicondilite prende questo nome perché interessa i tendini dei muscoli estensori del polso (epicondiloidei) alla loro inserzione a livello del gomito, su una struttura ossea denominata epicondilo dell´omero. La contrazione di questi gruppi muscolari dell’avambraccio è la responsabile del movimento del polso dal lato del dorso della mano. In Medicina i termini che finiscono con il suffisso “ite” hanno un significato ben preciso in quanto indicano condizioni infiammatorie. Ne sono esempi gastrite e congiuntivite, rispettivamente processi infiammatori a carico della mucosa dello stomaco e della congiuntiva dell’occhio. Non è così per ciò che concerne l´epicondilite (eccezion fatta per le forme acute); è, infatti, una patologia del tendine che non presenta le caratteristiche tipiche della flogosi nonostante, il nome induca a pensarlo. Diverse ricerche hanno dimostrato che localmente non si ha aumento di Prostaglandine E2, sostanze che indicano infiammazione. Soprattutto in passato, talvolta, si è fatta parecchia confusione nella nomenclatura delle tendinopatie definendo come tendinite una condizione in cui il tendine mostrava modifiche strutturali degenerative non presentando i segni tipici dell’infiammazione. Tutta la forza generata dai muscoli o le sollecitazioni prodotte dall´attività sportiva e lavorativa vengono assorbite dal complesso muscolo-tendine ed in particolare, quest´ultimo è sottoposto a carichi ripetitivi, che se eccessivi possono determinare sovraccarico. Sono dei micro-traumi che se presi singolarmente non sono dannosi ma alla lunga si sommano e portano danno al tendine. La comparsa dell´epicondilite dipende dall´intensità e dalla durata del carico cui sono sottoposti i tendini poiché inizialmente queste strutture rispondono cercando di riparare le lesioni, ma i carichi ripetuti creano nuovi micro-danni perciò la riparazione è incompleta e dunque si può andare incontro a fibrosi. Nelle condizioni più gravi la disorganizzazione della struttura del tendine è marcata è compaiono quadri di degenerazione. Dicevamo, appunto, che Il gomito del tennista, colpisce sempre di meno i tennisti professionisti e viene riscontrata frequentemente legato all´attività lavorativa, nel tennis amatoriale o in altri sport. Infatti nei tennisti professionisti, grazie ad opportuni programmi di allenamento, all´ottimale esecuzione del gesto tecnico e a nuovi materiali di costruzione delle racchette la problematica è stata ampiamente ridotta. Ciò è una chiara dimostrazione di come la prevenzione delle patologie causate da sport sia fondamentale: l´allenamento specifico aumenta la resistenza delle strutture alle sollecitazioni dei movimenti tipici di ogni sport. Altro obiettivo della prevenzione è l’individuazione e correzione dei fattori di rischio di insorgenza. Le gestualità a rischio sono quelle in cui si ripetono movimenti alternati di flessione ed estensione del polso e di pronazione e supinazione dell´avambraccio contro resistenza, con la mano in atteggiamento prensile. Tra le attività lavorative maggiormente a rischio: idraulico, muratore, imbianchino, falegname, macellaio, barbiere. Le discipline sportive più colpite sono il baseball, il windsurf, il nuoto, la scherma, l´arrampicata, la pallamano, il lancio del giavellotto, il golf ed il tennis. La manifestazione clinica principale è il dolore nella regione laterale del gomito che si diffonde alla regione laterale dell´avambraccio, si accentua con i movimenti di estensione del polso, di prensione della mano, di supinazione dell´avambraccio, migliora con il riposo. L´insorgenza di tale sintomatologia è graduale ed insidiosa con tendenza al peggioramento. Consegue una marcata limitazione funzionale in particolare durante l´attività lavorativa e sportiva. Un semplice test permette di effettuare una prima auto-diagosi: sarà sufficiente sollevare una sedia con l’arto interessato ed in caso di dolore alla regione laterale del gomito è probabile che si tratti di epicondilite. La diagnosi è essenzialmente clinica: non necessita di particolari esami strumentali e nella maggior parte dei casi è sufficiente una visita medica specialistica. E’ essenziale la conoscenza dei i dati anamnestici: e cioè il tipo di attività lavorativa, tipo di sport, insorgenza e caratteristiche del dolore. Qualora la visita specialistica richieda ulteriori approfondimenti per valutare morfologicamente la gravità della patologia tendinea o qualora si debba decidere sul tipo di trattamento o al fine di escludere altre problematiche sarà necessario effettuare una o più indagini strumentali (ecografia, radiografia, risonanza magnetica, elettromiografia). Proprio per sottolineare la variabilità dell’epicondilite è opportuno ricordare che nelle tendinopatie non sempre si ha corrispondenza tra entità del danno del tendine e gravità dei sintomi del paziente. Accade che quadri morfologici gravi si manifestino con sintomi lievi così come può accadere che immagini di alterazione meno marcata determinino una sintomatologia maggiore. Il trattamento nella maggiorparte dei casi è conservativo, riservando l´intervento chirurgico ai casi più gravi che non rispondono a questo approccio. Nella fase acuta è importante astenersi dall´attività lavorativa o sportiva per evitare ulteriori movimenti che possano peggiorare la patologia. Un buon supporto per il controllo del dolore è rappresentato dall´uso del ghiaccio e limitatamente alla fase acuta di farmaci antinfiammatori/analgesici i quali, però, è bene ricordare agiscono solo sul sintomo senza alcun effetto sulla causa. Per ridurre la tensione a livello dei muscoli dell´avambraccio è utile avvalersi del supporto di un tutore dinamico ed anche l´utilizzo di terapie fisiche per la riduzione del dolore e delle contratture muscolari (tecarterapia, laserterapia a bassa potenza, tens, ultrasuoni) risulta efficace. Così come il massaggio trasversale profondo, per migliorare la mobilità e l’elasticità dei tessuti e l’agopuntura, per il controllo del dolore a breve termine rientrano nella pratica comune. Superata la fase acuta, per avviare un buon processo di guarigione è necessario introdurre degli esercizi terapeutici specifici che sono utili anche per evitare ricadute. Inizialmente si andrà a recuperare tutti i movimenti del polso e del gomito che a causa del dolore sono stati limitati. Una volta raggiunto l´obiettivo, sarà necessario riequilibrare e potenziare tutti i muscoli dell´avambraccio, aumentare la flessibilità muscolare in particolare degli estensori del polso, aiutandosi con esercizi di stretching ed esercizi in eccentrica. Non dimentichiamo che il ruolo dell´esercizio in eccentrica è fondamentale nel trattamento delle tendinopatie. Per lavoro eccentrico si intende quella condizione in cui il muscolo è in contrazione ma contemporaneamente si allunga. Numerosi Studi hanno dimostrato che l´esercizio eccentrico agisce positivamente anche a livello della micro-vascolarizzazione, espressione di alterata struttura del tendine in corso di degenerazione. Altro elemento importante da recuperare è il controllo neuro-muscolare di tutto l´arto superiore. La fase finale dell´approccio riabilitativo prevede la correzione di eventuali fattori predisponenti e determinanti prima della graduale ripresa della normale attività. Il programma descritto è indicato nei casi in cui la patologia sia in uno stadio da lieve a moderata gravità, invece nelle forme più avanzate con fenomeni degenerativi marcati può essere utile associare il trattamento con onde d´urto focalizzate sotto controllo ecografico con l’obiettivo di ridurre il dolore e di migliorare l´apporto ematico al tessuto tendineo con promozione dei processi di guarigione. È utile, a completamento, il successivo utilizzo di laser ad alta potenza per sfruttare l´effetto di biostimolazione e migliorare il trofismo del tessuto. Con questa metodica il trasferimento di energia deve rispettare protocolli precisi ed essere ripetibile. Soltanto i casi più gravi, intorno al 5%, con lunga durata dei sintomi, con marcate note degenerative e/o calcificazioni e che non abbiano risposto ad almeno 6 mesi di trattamento conservativo sono candidati all´intervento chirurgico. Le finalità dell´intervento sono: la rimozione del tessuto patologico e l’induzione di processi riparativi attraverso la stimolazione dei tessuti.