Si è tenuta il 16-24 Maggio 2011, a Ginevra (svizzera) la 64.ma Assemblea Mondiale della Sanità. L’rcivescovo Zygmunt Zimowski, Capo della Delegazione della Santa Sede, sottolinea una serie di contributi alla discussione. Nel suo messaggio alla Conferenza Internazionale dal tema “Per una cura della salute equa ed umana”, Benedetto XVI ha espresso la propria preoccupazione per i milioni di persone che non hanno accesso ai servizi sanitari e ha esortato ad “un maggiore impegno a tutti i livelli affinché il diritto alla salute sia reso effettivo, favorendo l’accesso alle cure sanitarie primarie” . L’esigenza della solidarietà tra Nazioni ricche e povere, al fine di garantire l’accesso universale alle cure mediche, non può essere sottovalutata . Papa Benedetto XVI afferma che “gli Stati economicamente più sviluppati faranno il possibile per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di comunità internazionale” . Tali aiuti allo sviluppo, egli dice, devono “essere erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese locali. I programmi di aiuto devono assumere in misura sempre maggiore le caratteristiche di programmi integrati e partecipati dal basso” .
Per quanto riguarda il Piano Strategico dell’OMS per l’HIV 2011-2015, la Santa Sede apprezza l’accento posto sull’eliminazione delle nuove infezioni da HIV nei bambini, ampliando e ottimizzando il loro trattamento e cura dell’HIV, fino ad oggi rimasti indietro rispetto ai progressi compiuti nel trattamento degli adulti. Sottolinea, inoltre, l’importanza della formazione per cambiare i comportamenti umani e per una vita responsabile come elementi chiave della campagna di prevenzione. In questo senso, e per quanto riguarda la prevenzione da HIV/AIDS per i consumatori di droga, desidero esprimere le riserve della Santa Sede sulla scelta della riduzione del danno e la sostituzione degli oppioidi come misura preventiva che, pur potendo ritardare nuove infezioni, in realtà non tratta o cura il malato, al fine di restituirgli dignità e favorirne l’inserimento sociale.
La delegazione della Santa Sede apprezza l’attenzione alla prevenzione e al controllo delle malattie non trasmissibili e degli stili di vita, al fine di ridurre la mortalità precoce e migliorare la qualità della vita. In questo sforzo, pur comprendendo l’importanza di rafforzare i sistemi sanitari al fine di rispondere con tempestività ed efficacia ai bisogni di salute delle persone colpite, la Santa Sede desidera sottolineare la necessità di accrescere l’impegno politico e la partecipazione delle ONG e della società civile, in collaborazione con il settore privato, specialmente nella promozione di iniziative di prevenzione, e soprattutto nell’incoraggiare stili di vita sani. Come hanno osservato alcuni Stati membri, queste malattie non trasmissibili finiscono per esserlo a causa della diffusione del comportamento che ne è alla base. Ciò sottolinea l’importanza dell’educazione a stili di vita sani come componente dell’educazione alla salute e di affrontare i determinanti sociali della salute. La delegazione condivide pienamente le preoccupazioni espresse nella risoluzione EB128.R15 sulla prevenzione degli infortuni nei minori. Alla luce di queste gravi preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei bambini, la Santa Sede si appella alla comunità internazionale affinché incoraggi il trasferimento del sapere in materia di misure e strumenti per la prevenzione degli incidenti nei bambini ai Paesi a basso e medio reddito, dove si verifica il 95 % dei decessi dei minori a seguito di infortuni, e contribuisca altresì a migliorare i servizi assistenziali di emergenza e di riabilitazione per gli infortuni non mortali in questi ambienti in cui, tra le altre cose, lunghe guerre civili aumentano drasticamente l’incidenza di infortuni nei bambini e le vittime finiscono in centri che spesso non hanno i mezzi e le risorse per prendersi cura delle vittime.