La certificazione in riabilitazione deve far riferimento agli schemi concettuali emergenti in riabilitazione e alle evidenze che emergono dagli studi scientifici.
Il modello di riferimento concettuale è quello definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’international classification of functioning (ICF). La disabilità viene definita come la limitazione dell’autonomia della persona come risultato delle conseguenze della malattia e la sua interazione ambientale. Per diminuire la disabilità bisogna quindi agire sulla persona promuovendone il recupero funzionale e sul supporto ambientale (ausili, relazioni, barriere architettoniche).
La riabilitazione intesa quindi non solo come “ginnastica” ma come un’azione globale sulla persona per favorirne l’autonomia e l’autosufficienza.
Un altro aspetto di cui tenere conto è l’aspetto organizzativo della riabilitazione che condizione il recupero ottimale della persona disabile. Un esempio indiretto ci viene dalle metanalisi sulle stroke unit dove appare chiaro che quello che fa la differenza non è la trombolisi ma l’approccio globale in team garantito dalla riabilitazione. In questi studi, infatti, le stroke unit efficaci non sono quelle dell’acuto ma quelle integrate acuto+riabilitazione o, addirittura quello solo riabilitative.
Quali sono le differenze alla base di questa efficacia. In un recente studio i fattori evidenziati sono stati: l’intervento riabilitativo precoce, il lavoro in team e il coinvolgimento del paziente e dei caregiver fin dalla fase acuta per pianificare la dimissione.
Per sostanziare questo approccio un elemento emergente è l’analisi dei bisogni del paziente analizzando i contenuti attraverso la metodologia della medicina narrativa, un approccio questo applicato dal gruppo di Gerold Stucki applicato in Svizzera. Il metodo consiste nel rilevare i bisogni del paziente e tradurli nello schema ICF. Rilevato il problema si stabiliscono gli obiettivi riabilitativi in uno schema coerente che richiama il ciclo della qualità.
Anche questo elemento, tradotto in italiano come progetto riabilitativo, deve essere alla base del processo di accreditamento.
Il trattamento riabilitativo deve essere intensivo. Ci sono ormai diversi studi e metanalisi che definiscono come l’intensività del trattamento produce un miglior recupero del paziente. E’ quindi necessario stabilire i criteri di intensività necessaria.
Un altro elemento che deve condizionare i criteri di miglior pratica sono quelli relativi a piano di dimissione. In un recente studio sui pazienti dimessi dalla riabilitazione è stato notato un aumento della mortalità in rapporto alla precocità della dimissione. Si evidenzia quindi la criticità della dimissione che deve essere seguita da un percorso coerente che continui ad accompagnare il paziente nella processo di recupero.
Una recente metanalisi di Peter Langhorne ha dimostrato che la dimissione precoce è efficace se nella tappa successiva c’è un sistema organizzato ed esperto che possa supportare un intervento appropriato.
Bisogna quindi considerare che la riabilitazione moderna non si fonda su una serie di prestazioni da garantire ma in una “presa in carico” globale della persona disabile per garantirne il miglior recupero possibile e il mantenimento delle competenze funzionali acquisite.
In sintesi, un processo di certificazione in riabilitazione deve tener conto:
- Schema concettuale basato dell’ICF
- Progetto riabilitativo basato sul lavoro in team
- Coinvolgimento precoce del paziente e del caregiver realizzato con un approccio sistematico basato sulla medicina narrativa.
- La riabilitazione deve essere precoce e sufficientemente intensa
- Il piano di dimissione è critico e deve essere accompagnato da un percorso riabilitativo efficace ed esperto
- Occorre stabilire criteri condivisi di misura dell’outcome per valutare le performances delle strutture.