Oggi a Fontanellato (Parma) si sta svolgendo un interessante convegno su dolore e trauma craniencefalico.
Il dolore visto nella sua funzione integrata non solo come trasmissione di stimolo nocicettivo ma come sistema di allerta ed elaborazione dello stimolo per produrre comportamenti utili a neutralizzare la possibile minaccia.
In questo senso il dolore diventa una componente fondamentale nel trauma cranico, specialmente nelle condizioni a basso contenuto di coscienza, spesso affetti da dolore dovute a complicanze o immobilizzazione. Il dolore come problema interferente la ripresa di contatto con l’ambiente. La persona con TCE a basso contenuto di coscienza anzichè indirizzare l’attenzione verso l’esterno la canalizza verso il dolore e si attiva, a volte in modo aspecifico, per contrastare la possibile minaccia. Per questi motivi trattare il dolore nelle persone con TCE può essere utile anche per la ripresa dello stato di coscienza.
Per monitorizzare il dolore sono disponibili alcune scale specifiche che permettono di capire la componente dolorosa nelle persone con TCE.
È importante distinguere il dolore somatico che può essere curato con i comuni analgesici, da quello neuropatico che insorge indipendentemente dallo stimolo e che necessita di trattamento specifico (antiepilettici, pregabalin, etc. ).
Un aspetto frequente é la cefalea post-traumatica, legata al danno cranico e cervicale conseguente al trauma.
Su questo argomento é stato appena pubblicato un libro http://www.francoangeli.it/ricerca/Scheda_libro.aspx?id=19967 .
Lo studio e la divulgazione devono continuare, le vittime di trauma cranico sono tante e le loro esigenze così particolari e complesse… noi da 20 anni siamo al fianco delle vittime e delle famiglie. Invitiamo chi sta vivendo le grandi difficoltà del trauma a contattarci su http://www.associazionebrain.it