Come immagine di copertina per i social media della Simfer (Facebook , Twitter, Youtube) abbiamo scelto Il buon Samaritano, olio su tela dipinto da Vincent van Gogh nel maggio del 1890, a poche settimane dalla sua morte, che avverrà poi il 29 luglio. Il quadro, conservato nel Kröller Müller Museum di Otterlo in Olanda, è una citazione esplicita di una litografia del pittore francese romantico Eugène Delacroix (1798-1863).
Abbiamo scelto questo soggetto perché rappresenta una metafora secondo noi molto ricca di significati della professionalità del medico fisiatra. E ci è suonato come una conferma leggere in un’intervista su Italiaoggi del 27 luglio scorso questa frase dello psicoanalista freudiano Giacomo B. Contri «Il Samaritano, dopo aver soccorso quel tale, si cura della sua ri-abilitazione. Poi ripasserà per vedere come sta».
È significativo che Il buon Samaritano sia stato dipinto in seguito al recupero dopo la ricaduta da una malattia, e ciò spiega il senso profondamente autobiografico che l’autore assegna all’opera, identificandosi oltretutto sia con colui che è soccorso, sia con il soccorritore: evidente la somiglianza fisica del samaritano con Van Gogh stesso.
L’affinità con la professione fisiatrica suggerita anche da Contri sta proprio nel prendersi cura dell’interezza della persona, come fa il medico che non si limita a una corretta diagnosi ma predispone una strategia riabilitativa di ampio respiro, volendo favorire la partecipazione della persona al proprio ambiente fisico, familiare, lavorativo e sociale attraverso il massimo recupero delle funzioni ed abilità, con un approccio olistico alla persona stessa.
Una presa in carico che comporta una grande responsabilità, simboleggiata dallo sforzo fisico sottolineato in maniera drammatica dal pittore olandese. Intenso infatti l’impegno del Samaritano di caricare su di sé il viandante privo di sensi, in un equilibrio precario dei due, nel quale il soccorritore fa ogni sforzo per sollevare il peso inerte del ferito, che in posizione instabile si appoggia anche all’animale, il quale a sua volta cerca di contrastare la pressione, come indica la posizione contratta delle zampe anteriori.
Un’icona ricca di significati, quindi, che “suona” in maniera diversa rispetto al pure splendido ma più composto omonimo quadro di Delacroix.
(Eugenio Andreatta)