L’hanno chiamata Do-ria, una sintesi di dolore e riabilitazione. È una survey che verrà presentata lunedì 24 ottobre alle 11.30 al congresso nazionale Simfer di Bari da Roberto Casale, direttore scientifico del Gruppo Habilita, con sede in Lombardia, a cui fanno capo varie strutture di cura e ricerca in riabilitazione.
«Un’indagine davvero interessante anzitutto per le cifre», spiega Casale, che ricopre anche le cariche di direttore della Scuola internazionale di diagnosi e terapia del dolore e di coordinatore del Gruppo di studio fisiatrico europeo sul dolore. «Sono ben 400 i questionari che ci sono giunti compilati. Una base di dati consistente, e i risultati sono altrettanto rilevanti».
Nel 2012 lo stesso Casale aveva promosso un’analoga survey europea sulla percezione del dolore tra i fisiatri europei, con modalità in larga parte coincidenti con quella di quest’anno. I risultati furono pubblicati nel 2013 sull’American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation. «Allora emerse che l’Italia era il paese con maggiore sensibilità nei confronti delle patologie dolorose disabilitanti», racconta il fisiatra. «E così anche nell’indagine di quest’anno si evidenzia una risposta molto consistente, a conferma che il fisiatra italiano è fra tutti gli europei quello che ha maggiore sensibilità nei confronti del dolore che disabilita». Un risultato clamoroso, afferma il promotore, anche perché non sempre analoghe inchieste promosse in questi anni da istituti statistici hanno portato ai medesimi risultati.
Tra i risultati di rilievo si conferma anche la buona conoscenza e l’applicazione diffusa della legge 38/2010 “Cure palliative e terapia del dolore”. «Una legge», precisa Casale, «che prima ancora di facilitare il ricorso agli oppiacei per il dolore cronico benigno, precisa anzitutto che il dolore è il quinto parametro vitale e come tale va segnato in cartella clinica. Il dolore va registrato e quindi trattato».
In secondo luogo è molto rilevante che sia confermata la grande sensibilità dei fisiatri italiani per il dolore cronico disabilitante. «Ancora una volta emerge che la risposta della riabilitazione italiana è una presa in carico. I fisiatri riconoscono che il dolore cronico disabilitante è un problema che li riguarda, prima ancora che diventi un problema delle varie medicine del dolore. Dopo i medici di Medicina generale, è l’ambito riabilitativo il primo livello che intercettata i pazienti con dolore cronico. Al di là dell’utilizzo di oppiacei o antidepressivi e di altri dettagli tecnici, ritengo preminenti questi due fattori».
Guarda il video con le dichiarazioni di Roberto Casale, direttore scientifico del Gruppo Habilita.