Proviamo a raccontarci e a discutere di casi clinici che riguardano situazioni comuni per il medico fisiatra ed il team riabilitativo, e su cui ognuno potrà fare commenti o considerazioni, o proporre possibili sviluppi.
L’idea è di stimolare la riflessione e la discussione sulla nostra attività, parlando di situazioni reali (o realistiche) che riguardano la nostra attività clinica quotidiana; in fondo, è ciò che facciamo più spesso quando ci incontriamo nei corridoi dell’ospedale o nelle pause dei convegni.
Chiamiamo questo appuntamento Sliding doors, poiché, come nel famoso film interpretato da Gwyneth Paltrow, le storie del nostro rapporto con i pazienti hanno spesso dei punti di possibile biforcazione, e prendono una strada o l’altra non solo per motivi strettamente legati al loro problema di salute, ma anche a seconda di come noi, medici ed operatori sanitari in genere, ci comportiamo di fronte ai loro bisogni ed alle loro aspettative.
Ogni puntata di questa storia avrà almeno due possibili alternative, e i lettori possono contribuire con le loro osservazioni e proposte.
Poche semplici regole:
- È possibile inviare commenti ed osservazioni (sui social Simfer oppure all’e-mail ufficiostampa@medik.net) su tutti gli aspetti del “caso”:
- tecnico – professionali: “Avrei fatto il tal esame… avrei programmato il tal trattamento… perché il medico (non) ha prescritto…”
- relazionali: “mi sarei rivolto al paziente con… mi sembra che dalle sue parole traspaia… i pazienti vanno su internet, ma…”
- organizzativo-gestionali: “se si fosse in un posto diverso… quali risorse erano disponibili…”
- È possibile fare rilievi di tipo più generale, prendendo spunto dal caso
- È possibile proporre un possibile sviluppo della storia clinica
- È possibile starsene a leggere quello che scrivono gli altri
- Il linguaggio: il più semplice possibile, salvo che non sia strettamente necessario ricorrere a linguaggio molto tecnico
- Riferimenti bibliografici? SI, quando serve, NO se si vuole solo fare sfoggio di sapere.
Proviamo?
Episodio 1.
UN (BANALE?) DOLORE ALLA SPALLA
Mario, 59 anni, si sveglia un mattino con una strana sensazione di “fastidio” alla spalla sinistra, che nei giorni successivi diventa un dolorino sordo, continuo; si accorge anche che diventa più forte con certi movimenti, come mettersi la giacca.
In ufficio, il suo collega Giorgio lo sente lamentarsi per il dolore mentre sta riponendo un plico su uno scaffale; Mario gli racconta cosa gli sta succedendo e Giorgio gli dice che, se fosse in lui, si farebbe fare una radiografia della spalla.
L’indomani, Mario telefona a Ugo, suo medico di famiglia, un vecchio compagno di scuola, per chiedergli di fargli la richiesta per una radiografia della spalla. Il Medico dice che prima vorrebbe visitarlo, ma Mario dice che sta partendo perchè invitato al matrimonio di una nipote in un’altra città, gli descrive i suoi sintomi e insiste per avere l’impegnativa per la radiografia, dicendo che sua figlia la passerà a ritirare allo studio di Ugo. Questi, seppure riluttante, prescrive l’esame, consiglia a Mario di prendere un po’ di paracetamolo, e di farsi vedere appena avesse ricevuto la risposta.
In viaggio, Mario è piuttosto infastidito dal dolore, che da un paio di giorni gli disturba anche il riposo notturno, e si calma solo un poco con il paracetamolo. Un cugino incontrato al matrimonio gli consiglia di lasciar perdere la visita dal suo medico di medicina Generale, e di fare subito una visita specialistica ortopedica.
Al ritorno, Mario telefona a un suo cugino, Filippo, che fa il dermatologo in un ospedale vicino, e questi gli dice che è meglio fare una visita fisiatrica; gli procura un appuntamento la settimana dopo presso l’ambulatorio di Medicina Fisica e Riabilitativa del suo stesso ospedale.
Il giorno prima della visita, va a fare la radiografia, ma gli dicono che la risposta non sarà pronta in tempo utile per poterla portare allo specialista.
SLIDING DOORS
Mario si presenta puntuale all’ambulatorio fisiatrico il giorno prefissato.
SCENA PRIMA – MARIO 1
Pierluigi, il fisiatra, raccoglie la sua storia, lo esamina, facendogli fare molti movimenti diversi con il braccio, e riportando su una scheda i risultati; lo sente pronunciare i nomi delle prove, che gli sembrano nomi stranieri. Alla fine gli dice che si tratta di una “sindrome da conflitto”, gli spiega brevemente di cosa si tratta, ma Mario non è molto sicuro di aver capito bene. Gli vengono consigliate delle medicine, date indicazioni su quali movimenti dovrebbe evitare, e suggeriti alcuni semplici esercizi che dovrebbe fare da solo. Mario resta un po’ perplesso, perché un suo cugino, dermatologo, gli aveva detto che gli avrebbero certamente prescritto un “ciclo di fisioterapia” e forse anche delle terapie con una macchina di cui non ricordava più il nome. Chiede al fisiatra perché non gli avesse prescritto le terapie; questi gli ribadisce che il suo disturbo non è grave, che è abbastanza in gamba per fare da solo gli esercizi, e che ci sarebbe comunque da aspettare un poco. Di fronte alle insistenze di Mario, tuttavia, prescrive un ciclo di sedute di fisioterapia, spiegando che dovrà aspettare un po’ prima di essere chiamato, e lo congeda dopo avergli dato il referto della visita. Sulla porta, Mario si ricorda di dire al fisiatra che ha fatto una radiografia il giorno prima, e che non ha ancora la risposta. Paolo gli dice che per la diagnosi non è indispensabile la radiografia, comunque che, se si ricorda, la porti quando inizierà il ciclo di trattamenti, poi gli dice di passare in segreteria per fornire i dati per prenotare le terapie, e lo congeda dicendo che è in ritardo con le visite e ha ancora molti pazienti da vedere. Sulla strada di casa, si rammarica perché non ha chiesto al fisiatra se è programmata una visita durante o dopo le terapie. Poi non è sicuro di aver capito bene se quando sarà chiamato rivedrà il fisiatra, e neanche se fisiatra e fisioterapista siano o no la stessa cosa. Poi si ricorda che gli hanno detto che dovrà aspettare un po’ prima delle terapie.
SCENA PRIMA – MARIO 2
Serena, la fisiatra, fa a Mario parecchie domande; Mario resta un po’ stupito perché sembra molto interessata al racconto dei particolari del suo dolore, e gli chiede anche cose che sembrano non avere nulla a che fare con la sua spalla; ad esempio si informa su come si trova con i suoi colleghi di lavoro, e addirittura gli fa ricordare che molti anni fa suo padre iniziò ad avere un dolore simile, che poi purtroppo si rivelò legato ad tumore al polmone. Gli chiede se ha fatto degli esami, e Mario gli dice della radiografia; la fisiatra gli dice di fargli avere il cd con le immagini quando lo ritirerà, oppure di spedirle il referto via mail. Gli chiede quali altre medicine prende, visto che soffre di pressione alta e non riesce ad abbassare il colesterolo con la dieta.
Dopo la visita la dottoressa gli dice che si tratta di una “sindrome da conflitto”, gli spiega cosa vuol dire e gli mostra un modellino in plastica della spalla, indicando dove ha origine il dolore e perché si accentua con certi movimenti. Lo rassicura sul fatto che il suo dolore non ha nulla a che fare con quanto è successo a suo padre e gli consiglia delle medicine, per ridurre il dolore, indicando come e quando assumerle; gli spiega anche che le altre pastiglie che prende per la pressione e per il colesterolo non interferiranno con la nuova medicina. Gli propone tre sedute con il fisioterapista, per poter apprendere alcune semplici tecniche di rilassamento, perché, gli spiega, il dolore lo ha portato a mantenere troppo contratti certi muscoli del collo e della spalla, alcuni esercizi da fare a casa e alcune modalità di movimento che lo aiuteranno a non sovraccaricare la sua spalla nella vita di tutti i giorni.
Gli dice che all’ultima seduta di terapia lo vedrà per un controllo. Gli consegna un pieghevole illustrato, dove sono riassunte le informazioni che gli ha dato il medico durante la visita, un numero di telefono cui può telefonare in caso di necessità, un indirizzo mail, cui potrà inviare il referto della radiografia, e anche il nome di un sito internet in cui può trovare dei brevi filmati in cui si spiega come evitare movimenti dannosi per la spalla nella vita di tutti i giorni. Nel congedarlo lo indirizza alla segreteria, che gli dà già l’appuntamento per la settimana dopo, e gli consegna un foglio con il nome del fisioterapista che lo prenderà in carico e le indicazioni sul luogo dove dovrà recarsi.
ALLA PROSSIMA PUNTATA….
La comunicazione!!!!! Il paziente vuole essere ascoltato , vuole spiegazioni e chiarezza !!!!
I due scenari ci insegnano come sia importante la presa in carico globale del paziente e non la selettiva valutazione del disturbo che egli lamenta….i due medici fisiatri sono arrivati alla stessa conclusione ma solo nel secondo caso il paziente è stato pienamente soddisfatto della visita!
I punti forti del secondo specialista:
-la spiegazione della patologia
-la spiegazione delle terapie prescritte (farmacologiche e non)
-la professionalità espressa nel valutare la diagnostica per immagini e nel fornire il prospetto informativo
-la rivalutazione a distanza per saggiare l’efficacia delle terapie prescritte
Complimenti per questo blog, coinvolgente la impostazione da medicina narrativa e il ritmo da racconto breve, ottima pensata la radiografia (seppure non necessaria) lasciata in sospeso ma come un filo conduttore della storia, entusiasmante questo ambulatorio virtuale dove vedere i maestri della fisiatria all’opera, grazie!
Approccio piu’ coinvolgente quello del secondo collega, un po’ freddo e tecnico il primo.
Quanto sarebbe importante metterci in gioco per continuare ad avere questo approccio curioso e orientato al paziente nei nostri ambulatori? e questo approccio è condizionato dalle condizioni esterne, organizzative, dei nosri ambulatori….ottima occasione per una rflessione
La collega Serena, ha sicuramente lasciato una traccia, la visita è diventato un dialogo e un ascolto.
Qualche volta si riesce a finire una visita maturando la consapevolezza di essersi spesi e di aver generato attenzione e coinvolgimento. Sarebbe interessante riuscire a confrontarci tra noi su quali siano gli ingredienti per “farsi carico” e per “prendere in carico” il paziente.
Bella occasione riflettere su questi aspetti della nostra meravigliosa professione di medici fisiatri
Non mi convince affatto neache il secondo approccio. Nessuna domanda su insorgenza, tipo di dolore, localizzazione. Nessuna diagnostica clinica differenziale fra impingement primario e secondario a irradiazione nevralgica da cervicale. Nessuna spiegazione dei test clinici praticati. Molte chiacchiere empatiche e poca sostanza nella prescrizione farmacologica e sul tipo di riabilitazione proposta. Nessuna indicazione a prevenzione secondaria (postura/ergonomia sul posto di lavoro ecc.) e questo sarebbe approccio globale? Come sempre fisiatri chiacchieroni, più edonisti che concreti
Viene presa in considerazione la storia del paziente da prima del dolore al dopo visita. Cioè si mette su una linea un’informazione circolare ( il dolore) .
Nel primo caso viene consegnata al paziente solo l’etichetta. Si esprime il Disease. Nel secondo caso si ascolta la illness e il medico compartecipa al progresso della storia. Il paziente non vuole nomi vuole il nome per una possibile soluzione. Per fare esercizi da solo un paziente va condotto ad acquisire una consapevolezza corporea che avviene con il terapista. Fornire una cornice. Leggere il sontomo. Fornire strumenti e educare a usarli. Il racconto deve passare dall io del paziente al noi . Cosa facciamo noi di questa cosa che senti tu? Bel blog. Un fisioterapista
Il buon Ugo, il medico di medicina generale di Mario, gli ha giustamente detto che avrebbe voluto visitarlo, ma Mario doveva partire …..e alla fine si è rassegnato a consigliarli di prendere il paracetamolo.
Sono molti i medici (e i pazienti) che la considerano una buona opzione, ma forse vale la pena avere qualche dubbio…vedete cosa dice questa nota da Cochran evidence…
Effectiveness of paracetamol as a treatment for acute or chronic pain conditions http://www.cochrane.org/news/effectiveness-paracetamol-treatment-acute-or-chronic-pain-conditions
Salve ho subito 20 gg fa un intervento per la riduzione ernie lombali l4-l5 e l5-s1 con discectomia lasere e trattamento con radiofrequenza al nervo sciatico gamba dx , a distanza di 20 gg ancora ho dolori alla gamba dx nervo sciatico e intorpidimento e dite addormentate del piede dx, tutto questo è normale ? Il dottore mi ha detto di avere pazienza perchè la ripresa è lunga tra 60 gg e 90 gg non so piu’ a cosa credere , mi sapete dire qualcosa, come mi devo comportare grazie
Da quello che descrive potrebbe trattarsi di una contrattura muscolare post-operatorio. Se il quadro clinico non tende al miglioramento occorre contattare il chirurgo in primo luogo. Per la valutazione del dolore e della contrattur può contattare un fisiatra per valutare cosa fare.