È arrivato alla dodicesima edizione, il Rapporto Crea Sanità, e come tradizione è stato presentato dal presidente del consorzio Crea, Federico Spandonaro, mercoledì 14 dicembre nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera (leggi qui il resoconto di Quotidiano Sanità quotidianosanita.it/rapportocrea). Per la Simfer era presente il vicepresidente Calogero Foti. A lui abbiamo chiesto alcune impressioni.
Professor Foti, un evento molto atteso la presentazione del rapporto…
La cosa che mi ha colpito in prima istanza è stata la partecipazione. Per il mondo della sanità il Rapporto Crea Sanità è oramai un evento di prima grandezza, con partecipanti provenienti da tutta Italia. E con una apertura anche ai Paesi Europei.
Tutto ruotava intorno alla relazione del professor Spandonaro, che abbiamo avuto nostro ospite anche al congresso Simfer di Bari…
Una relazione di circa un’ora, in cui l’economista di Tor Vergata ha parlato della situazione della sanità italiana per quanto riguarda gli aspetti di spesa sanitaria. Va sottolineato che il relatore si riferiva alla economia sanitaria, i cui valori non sempre esprimono la qualità delle prestazioni erogate all’utente. La Qualità delle prestazioni erogate e il grado di soddisfazione si misurano con scale di valutazione del risultato terapeutico.
Limitandoci quindi alla spesa, cos’è emerso soprattutto?
Un livello di spesa sanitaria che continua a rimanere tra i più bassi in Europa, soprattutto in rapporto al pil dei singoli stati europei. Questo porta alla conclusione – lo stesso Spandonaro lo sottolineò di recente – che nel nostro Paese spesso la sanità riesce a fare “miracoli”, in quanto costa poco ma produce risultati assistenziali del tutto paragonabili a quelli degli altri paesi.
Dal rapporto emerge anche un’Italia spaccata in due…
Sì, con una cospicua differenza di spesa sanitaria tra Sud e Nord. Un dato allarmante, tanto più se si considera che al Sud al maggiore invecchiamento si aggiunge il fenomeno migratorio che è in crescita. L’esito è che i contribuenti, che sostengono il sistema sanitario, al Sud sono in misura sempre minore rispetto al Nord.
Ma quanti sono i contribuenti?
È un altro dei punti critici affrontati da Spandonaro. Dal Rapporto emerge che in Italia solo il 60% della popolazione versa l’Irpef, utile a coprire le spese sanitarie. Ciò vuol dire che il 60 per cento che paga le tasse copre anche il 40 per cento che non le paga. Questo spiega come e perché la nostra sanità dal punto di vista economico sia in crisi.
Altri risultati in evidenza?
Risalta in modo netto che in Italia sta crescendo la quota di spesa sanitaria privata. Non vi è più solo una copertura pubblica, come avveniva decenni fa; ora l’ospedalità privata cresce e specularmente si riduce la quota di sanità pubblica.
Potrebbe apparire un dato in contrasto con le Leggi Costituenti della nostra Repubblica.
Lo è perché per permettersi una cura in ambito privato, i cittadini pagano quasi sempre di tasca propria. La sanità integrativa o le assicurazioni incidono in una quota molto poco significativa. E così vanno incontro a spese a volte rilevantissime per garantire a sé e ai propri famigliari una cura adeguata. Anche in questo caso la situazione al Sud risulta essere più grave: le famiglie si indebitano per ottenere prestazioni adeguate dalla sanità privata, o rinunciano alla cura.
Nel rapporto si parla anche di farmaci.
Anche in questo caso la spesa dei cittadini aumenta, perché diminuisce la copertura di spesa pubblica sui farmaci, così come avviene per i capitoli riguardanti la prevenzione. E sì che la prevenzione è uno strumento straordinario per evitare maggiori spese sanitarie successive.
Ci sono capitoli del Rapporto che riguardano la Medicina fisica e riabilitativa?
Non è citata direttamente. I capitoli che possono riguardare la nostra disciplina sono il quinto in cui si parla di prevenzione, l’undicesimo, dedicato all’assistenza domiciliare, e il dodicesimo che presenta una riflessione sulle cure a lungo termine.
Un commento finale?
Il volume è estremamente interessante, ma non va dimenticato ciò che si diceva sopra: riguarda gli aspetti economici della sanità italiana. Noi operatori della sanità dobbiamo distinguere tra costi economici e resa terapeutica. Un lavoro encomiabile quindi, se lo sappiamo contestualizzare nel modo corretto. Mi auguro che in futuro, così come la dodicesima edizione del Rapporto è stata promossa in collaborazione con la Federazione italiana dei Medici di Medicina generale, per le prossime edizioni si possa attivare una collaborazione con il mondo della Medicina fisica e riabilitativa Italiana. Un contributo che potrebbe dare ulteriore valore al documento pregevole del professor Spandonaro.
(Eugenio Andreatta)