La regina d’Inghilterra che può uccidere Trump con una spada, il pin del bancomat da digitare all’incontrario come allarme per la polizia, smartphone e occhiali di marca venduti a un solo euro. E non parliamo degli appelli per donare il sangue a persone inesistenti, o perfettamente guarite da anni. Bufale, in una parola. La rete, da potentissima occasione di informazione in tempo reale, appare sempre più un veicolo altrettanto potente di informazioni poco o per nulla fondate.
Non si parla qui di siti satirici e francamente assai godibili come lercio.it, con le sue stralunate, e perciò incredibili e riconoscibilissime, invenzioni («Ditta italiana vince l’appalto per la costruzione del muro con il Messico: sarà pronto nel 2070»). Ci sono decine di siti civetta, ripresi puntualmente dai social network, che emulano nel nome testate autorevoli. Basta un attimo di disattenzione e si diventa vittima di Il Corriere della Notte, Il Matto Quotidiano, Il CoRiere (con una “r” sola) della Sera, L’Osservatore politico, LaNozione (con la “o”) o di Libero Giornale e delle loro balle spacciate per verità.
Ma a cosa e a chi servono le bufale? La goliardia non c’entra. A volte servono a portare traffico su determinati siti internet, non raramente infettati da virus. Altre volte a creare allarme sociale su temi quali l’immigrazione. A volte a portare acqua al mulino, in attività 24 ore su 24, del complottismo e delle sue fantasiose tesi. Disinformazione, allarmismo, vere e proprie truffe: ce n’è per tutti i gusti.
Come difendersi dalle bufale? Ogni tanto ad esempio non fa male consultare siti quali Bufale.net, Butac.it (nel quale trovare anche una infinita black list di siti, blog e profili social inattendibili), Attivissimo.net.
Ma prima ancora, il consiglio più semplice è: difendetevi dalla rete con la rete. Leggete una notizia che non vi convince del tutto? Fate copia-incolla su Google e nel 95% dei casi già dai primi risultati potrete verificare se i conti tornano oppure no. Metodo ottimo, peraltro, anche per le tentate truffe telefoniche. Googlate il numero sospetto et voilà, scoprirete che decine o centinaia di persone prima di voi hanno fatto la stessa spiacevole esperienza.
Quando poi le bufale (o le post-verità, suona più elegante ma il significato è sempre quello) invadono il delicato territorio della salute, le cose si fanno ancor più gravi. Se n’è parlato a Roma il 26 gennaio scorso, al workshop “E-health tra bufale e verità: le due facce della salute in rete”, in cui Peter Schulz, uno dei massimi esperti in materia, ha proposto un vero e proprio decalogo – lo riportiamo qui sotto – per difendersi da queste panzane propinate ai danni della nostra salute.
Eugenio Andreatta, giornalista e responsabile comunicazione Simfer
COME DIFENDERSI DALLE BUFALE SULLA SALUTE
Il decalogo proposto al convegno di Cittadinanzattiva
- Occhio alle fonti: è necessario prestare la massima attenzione all’estensore delle informazioni di cui stiamo usufruendo. Da privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute ed affidabili. Le affermazioni che non fanno riferimento a fonti attendibili sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio
- Forum e blog: scenario del dibattito virtuale, in cui vengono raccontate esperienze personali – sono fonti particolarmente insidiose perché suscitano empatia ma non è detto abbiano affidabilità scientifica.
- Controlliamo le date: La tempistica della diffusione di informazioni è cruciale per la sua efficacia: è buona norma controllare la data di pubblicazione (dovrebbe essere sempre presente) dei contenuti che stiamo consultando. Anche informazioni su terapie o allarmi, corrette al momento della pubblicazioni alcuni anni fa, potrebbero non essere più attuali
- Non cerchiamo solo conferme: Attenzione al funzionamento dei motori di ricerca e… della nostra mente! Se ricerchiamo determinate parole ci verranno restituite pagine che le contengono, orientando i risultati ed influenzandoci. Da non sottovalutare il meccanismo di funzionamento di motori di ricerca e social network: il web ci propone, in prima battuta, informazioni che ricalcano le nostre ricerche precedenti.
- Attenzione a cosa percepiamo di quanto leggiamo: Bisogna tenere presente che tendiamo a prestare maggiore attenzione e a riporre maggior fiducia nelle informazioni in linea con quanto già sappiamo o crediamo. Un altro meccanismo psicologico da considerare è l’effetto della paura nella percezione delle informazioni: quando cerchiamo sul web dei sintomi (veri o presunti) siamo propensi a dare maggiore credito a informazioni “negative” suggestionati dai nostri timori rispetto ad una malattia
- Non vergogniamoci di chiedere: Nella comunicazione con il medico è importante chiedere di non parlare rapidamente o con termini troppo tecnici. E nel caso in cui alcune informazioni non dovessero essere chiare, è sempre possibile chiedere al medico di ripetere una seconda volta, eventualmente concentrandosi su uno o due punti chiave
- Non andiamo da soli dal medico: Farci accompagnare da qualcuno nelle visite più importanti può aiutare a migliorare la comprensione di quanto detto dal medico e a comprendere correttamente le azioni che dobbiamo intraprendere. Diminuisce la soggezione psicologica
- Ripetiamo quello che abbiamo capito: prima di congedarci dal medico può essere utile ripetere quello che si è capito rispetto alla patologia e al percorso di cura ipotizzato. Avremo la conferma di aver ben capito, fisseremo meglio nella memoria quanto appreso e saremo più attenti nel seguire le indicazioni
- Capire a cosa servono i farmaci che si prendono aiuta a seguire le indicazioni del medico rispetto alla loro assunzione. Se necessario, fare domande al medico sui rischi e benefici delle indicazioni ricevute finché non si comprendono bene le risposte
- La medicina personalizzata: le informazioni aiutano a prendere decisioni in maniera consapevole ma diffidiamo da quei siti che ci dicono come curarci e privilegiamo quelli che ci dicono in base a quali criteri devono essere assunte le decisioni mediche. L’informazione disponibile sul web non potrà mai essere pensata per il singolo paziente che deve sempre confrontarsi con un professionista da cui ricevere le informazioni e le cure adatte alla sua condizione.