Maggiore copertura dei servizi riabilitativi, modelli organizzativi in rete integrata in tutto il Paese, modalità dinamiche di adeguamento normativo tra le richieste firmate dal Presidente Simfer Pietro Fiore.
La Società Italiana di Medicina Riabilitativa (SIMFER) rivolge questa lettera aperta a tutte le forze politiche impegnate nella consultazione elettorale del prossimo 4 marzo. Essa riguarda le problematiche specifiche del settore della riabilitazione, nell’attuale contesto del sistema sanitario.
La SIMFER, che riunisce i medici specialisti in Medicina Fisica e Riabilitativa, ritiene che chiunque si proponga per responsabilità di governo nel nostro paese – quali che siano le sue posizioni generali in tema di politiche sanitarie – non possa trascurare il ruolo fondamentale svolto dall’assistenza riabilitativa nella tutela della salute e del benessere della popolazione, e debba tenerne debito conto nei propri programmi e nella propria azione concreta.
La Riabilitazione è importante per i sistemi sanitari e sociali in tutto il mondo
La riabilitazione è un settore di importanza strategica essenziale non solo per la cura delle persone con disabilità dovuta a varie cause, ma anche per sostenere le loro famiglie e per migliorare la vita della comunità nel suo insieme.
La sua crescente rilevanza è dovuta in gran parte – ma non solo – all’aumento della prevalenza delle malattie croniche disabilitanti, e del loro conseguente impatto sociale. Il 74% degli anni di vita persi per disabilità nel mondo è attribuibile a condizioni che possono trarre beneficio dalla riabilitazione; in Italia circa due milioni 600 mila persone vivono in condizione di disabilità, pari a circa il 4,8 % della popolazione.
Questa situazione è ben riconosciuta a livello internazionale; la “Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità” del 2006, sottoscritta dall’Italia nel 2009, richiama gli Stati membri a favorire lo sviluppo dei servizi riabilitativi; l’OMS, nel “Global Disability Action Plan 2014-21”, indica che essi sono uno strumento essenziale per contrastare le conseguenze funzionali delle patologie e migliorare il livello di partecipazione sociale delle persone con disabilità. Sempre l’OMS, nel programma “Rehabilitation 2030: a call for action” definisce la riabilitazione come “priorità del 21° secolo” per i sistemi sanitari di tutto il mondo.
Le attività riabilitative a valenza sanitaria intersecano quasi tutti i settori ed i setting dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria, sia in ambito territoriale che ospedaliero, chiamando in causa molte diverse competenze professionali.
Loro scopo specifico è il recupero ed il mantenimento di autonomia e capacità di svolgere le proprie attività di vita quando queste vengono compromesse da malattie di diversa origine.
La SIMFER ritiene che il medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa, insieme ai molti altri “attori” professionali – medici e non – che operano nel settore, rappresenti una risorsa preziosa nel dare adeguata risposta a questi bisogni, grazie alle sue competenze cliniche specifiche nella cura di persone con malattie disabilitanti acute e croniche, e a quelle organizzative per dare coordinamento e continuità ai percorsi di presa in carico.
La SIMFER ritiene indispensabile che il politico ed il programmatore comprendano appieno che favorire il recupero di autonomia delle persone con disabilità, transitoria o permanente, comporta non solo benefici in termini di salute, ma anche un recupero di risorse per il sistema sanitario e di welfare, riducendo la necessità di supporto ed assistenza nel lungo periodo, come evidenziato dalla letteratura internazionale.
Le istanze della SIMFER alle forze politiche
I punti su cui la SIMFER intende sollecitare l’attenzione e l’impegno delle forze politiche, nell’ interesse generale della comunità, sono:
L’ampliamento e la maggiore omogeneizzazione a livello nazionale del livello complessivo di copertura offerto dai servizi riabilitativi. Esiste tuttora un’area importante di inappropriatezza “per difetto”, dovuta all’incompleta risposta a certi tipi di bisogno, e – elemento forse di ancor maggior criticità – alla disomogenea distribuzione dei servizi nelle diverse regioni o addirittura nell’ambito della medesima regione.
Tali differenze sono riscontrabili anche in diversi altri settori di un Sistema Sanitario Nazionale che per altri aspetti è un modello di validità riconosciuta in tutto il mondo. Nell’ambito della riabilitazione esse generano situazioni di intollerabile diseguaglianza in fasce particolarmente deboli e vulnerabili della popolazione, e sono fonte di grave difficoltà e disagio negli operatori.
A solo titolo di esempio, la quota di persone colpite da ictus che accedono ai servizi riabilitativi nel nostro paese è tuttora complessivamente inferiore ai livelli ritenuti adeguati; altri settori in cui si riscontrano livelli insufficienti di copertura sono quelli della riabilitazione territoriale, in molte diverse condizioni del bambino, dell’adulto e dell’anziano, e degli interventi riabilitativi per le persone con storia di tumore.
L’adozione effettiva in tutte le in tutto il paese di modelli organizzativi in rete integrata dei servizi riabilitativi, cui concorrano tutte le componenti dell’offerta sanitaria e sociosanitaria locale, sia pubblica che privata, ed in cui ci sia la possibilità formalizzata di avvalersi anche del contributo di altre risorse comunitarie, con funzione integrativa e non sostitutiva.
Questi modelli, previsti dalle normative e già adottati in diverse aree del paese, sono efficaci per favorire equità di accesso alle cure, evitando carenze ma anche inutili ridondanze o inappropriatezza dei servizi.
La promozione di modalità partecipative nella definizione delle politiche di settore e nella progettazione dei servizi riabilitativi, in una prospettiva di co-costruzione che includa professionisti, utenti, politici e programmatori, nonché altre componenti di rappresentanza della comunità.
La promozione di modalità dinamiche di adeguamento normativo, per una più pronta risposta ai continui mutamenti dei bisogni. Ad esempio, i Livelli Essenziali di Assistenza dovrebbero essere aggiornati con modi e tempi più rapidi e flessibili rispetto al passato. In questa prospettiva, agli organismi permanenti di monitoraggio e revisione già previsti dalle norme deve essere assicurata la concreta possibilità di interpretare e di tradurre in pratica in tempi adeguati le istanze provenienti “dal campo”, ed in particolare quelle delle componenti professionali.
Il sostegno ed il potenziamento dell’offerta formativa nel settore della Medicina Riabilitativa, non solo per l’accesso alla formazione del medico specialista in fisiatria (nei prossimi anni è previsto un aggravamento della già sensibile carenza di queste figure), ma anche nel settore della formazione medica di base, della medicina generale e di altre specialità , in cui questa materia è spesso del tutto assente, nonché in quella degli altri professionisti del settore sanitario e socio sanitario, come raccomandato anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il sostegno alla ricerca nel settore riabilitativo ed agli investimenti in tecnologie innovative, che possono ampliare l’offerta dei servizi, senza incrementi (o addirittura con recupero) di altre risorse, nonché dare impulso alle molte realtà produttive di alta qualificazione presenti nel nostro paese. Si pensi, ad esempio, alle potenzialità della teleriabilitazione e di altre soluzioni di mHealth già disponibili, che non trovano un’effettiva diffusa applicazione anche per mancanza di una cornice normativa adeguata e di coerenti progetti di acquisizione e implementazione. Altri settori importanti sono quelli che si riferiscono alle tecnologie robotiche, alla protesica avanzata, alle aree della realtà virtuale e dell’Intelligenza artificiale.
Ultimo – ma non ultimo – aspetto, il sostegno a politiche inclusive per l’accesso e la fruizione dei servizi da parte di tutte le persone con disabilità, anche transitoria. Ciò ovviamente non riguarda solo l’ambito della Medicina Fisica e Riabilitativa, né il solo settore sanitario o socio-sanitario, ma è cruciale perché i risultati ottenibili con gli interventi riabilitativi vengano mantenuti e si traducano in una effettiva partecipazione sociale. Estendere realmente alle persone con disabilità azioni di “Public Health” rivolte alla popolazione generale sugli stili di vita (ad esempio con la ulteriore diffusione di programmi di attività fisica adattata); promuovere l’accessibilità a tutti i servizi (sul piano fisico, normativo, informativo); favorire lo sviluppo di cultura ed atteggiamenti inclusivi in tutti i settori della vita sociale: sono alcune delle azioni su cui i fisiatri italiani sono sempre pronti a dare un contributo – come cittadini prima ancora che come professionisti – ed intendono richiamare ancora una volta l’attenzione del mondo politico.
Prof. Pietro Fiore
Presidente SIMFER